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Scontri tra soldati e presunti ribelli nel fine settimana in Kashmir, a sud di Srinagar. Tre le vittime tra i combattenti e due tra i soldati. L’episodio riporta alla cronaca uno dei nodi più delicati nei rapporti tra India e Pakistan. Grande attesa per le elezioni indiane.
Scontro a fuoco lungo il confine Indo-Pakistano, in Kashmir. Tre le vittime tra i soldati di Islamabad. Al confronto sul campo di battaglia, segue quello mediatico. Ecco i fatti e la rielaborazione ‘filtrata’ delle notizie dai rispettivi quotidiani nazionali… un punto di vista diverso.
Dopo decenni di scontri e con 70.000 vittime alle spalle, un villaggio del Kashmir lancia un segnale di pace. Aisha Jee è la prima hindu ad essere eletta rappresentante del popolo in un’area a maggioranza musulmana. Per i cittadini kashmiri esiste ancora una speranza.
Pubblicato su Lettera22. Il premier indiano in visita in Kashmir apre le porte al dialogo con i separatisti moderati. Promessa anche tolleranza zero per i militari colpevoli di violenze o soprusi nei confronti della popolazione civile. Sospeso soldato accusato di aver ucciso tre innocenti fingendo uno scontro a fuoco, in cambio della taglia.
Un poliziotto e un civile morti nel Kashmir settentrionale, un minorenne colpito a Srinagar. Si aggrava sempre di più la situazione nel Kashmir indiano, dove l’esercito stenta a mantenere il controllo.
Ucciso da un lacrimogeno a 15 anni mentre va al campo di criket. Nella capitale estiva del Kashmir continuano con intensità crescente le manifestazioni di protesta, con scontri e feriti. Le autorità indiane impongono il coprifuoco.
Il 2010 è iniziato all’insegna della violenza in Kashmir. Ancora scontri a Srinagar e dintorni, con altri due militanti uccisi. Aggiungo ai fatti di croncaca, un’analisi della situazione del conflitto: il Pakistan ha perso il controllo del mostro che ha creato, e ora il terrorismo islamico alimentato da al-Qaeda inizia a vivere e pensare autonomamente, colpendo anche ad Islamabad e dintorni. L’Occidente sbaglia a voler combattere il terrorismo solo con le armi e i soldati. Per giungere ad una svolta è FONDAMENTALE concentrarsi sulla ripresa del dialogo di pace tra India e Pakistan, con il Kashmir come punto cruciale nell’agenda.
Dopo l’assoluzione dei poliziotti imputati per lo stupro e l’omicidio delle giovani Asiya Jan e Neelofar Jan di Sophian (Kashmir), una Ong di Srinagar riprende ad indagare in modo indipendente. Si tratta dell’IPTK, che ieri ha inoltrato una nota ufficiale al Ministro Capo del governo kashmiro Omar Abdullah.
Quello che per gran parte dell’estate era un presentimento, è ora stato confemato dall’enesimo episodio di violenza: in Kashmir è ripresa l’ondata di violenze contro la presenza delle autorità indiane, iniziata nel 1989. L’impressione di calma apparente degli ultimi 4 anni, che aveva illuso un pò tutti su una possibile svolta pacifica nella Valle di Srinagar, è stata travolta dall’ultmo grave attentato di sabato, in cui hanno perso la vita una donna e quattro poliziotti, oltre a dieci feriti. Il fatto è accaduto di fronte alla prigione di Srinagar, e ad oggi non ci sono ancora state rivendicazioni da parte dei guerriglieri kashmiri in lotta contro quella ce loro definiscono “occupazione indiana” in Kashmir. Arrestati anche dei presunti militanti a Baramulla e Pulwama.
Sexi scandalo ai vertici del governo del Jammu e Kashmir. Il ministro Abdullah Omar da le dimissioni, ma il governatore Voha le respinge per mancanza di prove evidenti del suo coinvolgimento. La vicenda risale al 2006, quando alcune ragazze compiacenti, tra le quali anche minorenni, furono messe a disposizione di politici, burocrati e capi della polizia del Kashmir. Un deja vu che non copre tuttavia la reale condizione di violenza in cui verte lo stato himalayano.
Continuano le proteste nel nordovest del Kashmir e le Forze di Sicurezza impongono il coprifuoco. Ucciso un ventenne negli scontri, molti i feriti. I rivoltosi accusano l’esercito di aver molestato una donna nella città di Baramulla.
Il rapimento e l’uccisione di due donne in Kashmir ha provocato forti reazioni da parte dei movimenti separatisti. Scioperi, blocco dei trasporti e violenze hanno costretto le forze di sicurezza (accusate del duplice omicidio) ad imporre il coprifuoco. Nelle stesse ore, il premier pakistano Gilani si appella a New Delhi chiedendo la fine della repressione nello stato del Nordest, favorendo il dialogo di pace. Sincerità o menzogna, rimane il fatto che presto l’India dovrà guardarsi allo specchio e pensare ad una strategia sulla questione Kashmir.
E’ caos in Kashmir dopo la morte di un giovane studente, ucciso dalle forze di sicurezza indiane nel corso di una manifestazione contro la presenza indana nello stato. Almeno 25 i feriti, ma gli scontri continuano, con sassaiole e tensioni in tutta la capitale Srinagar. Si tratta della più importante manifestazione anti-indiana del 2009, cui hanno preso parte 200 mila persone. Ecco l’aggiornamento e alcuni spunti di riflessione.
Continuano gli scontri tra i guerriglieri pachistani del LeT e l’esercito indiano in Kashmir, iniziati 5 giorni fa. Decine le vittime, ma l’insorgenza potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni come dichiarato da Abdullah Ghaznavi, portavoce del gruppo terroristico ritenuto responsabile degli attentati di Mumbai. L’aggiornamento…
Sono più di 8000 le persone svanite nel nulla nel Kashmir indiano. L’associazione Civil Society denuncia le violenze dell’esercito di New Delhi, la cui presenza è progressivamente stata intensificata dal governo per arginare una situazione mai come ora critica. Pubblichiamo l’interessante reportage di Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera.