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Il Bharatiya Janata Party riconferma le proprie posizioni razziste, stavolta per mano di Ashok Sahu, candidato per il principale partito della destra hindu nel distretto del Kandhamal, in Orissa, che ha lanciato nuove accuse contro i cristiani. E’ qui che nell’agosto 2008 scoppiarono le rivolte che provocarono la morte di 38 persone, la maggior parte delle quali di religione cristiana. L’aggiornameno su Indika
Rahul Gandhi è la nuova promessa del partito del Congresso. Da alcuni giorni ha dato avvio alla campagna elettorale con cui sosterrà il lancio di Manmohan Singh alla carica di premier indiano. Tra una settimana l’inizio delle votazioni, ma sul fronte del BJP si affaccia il cugino Varun Gandhi, recentemente arrestato per alcune sparate anti-musulmani. A quanto pare, la sfida per il potere torna a giocarsi all’interno della dinastia Gandhi-Nehru.
Pericolo attentati per i candidati alle imminenti elezioni generali. Allertati i servizi di sicurezza dopo l’annuncio dato da Palaniappan Chidambaram, ministro dell’interno del governo uscente. Aggiornamenti anche sul fronte della destra hindu, con il BJP schierato in favore di Varun Gandhi, recentemente messo agli arresti per alcune dichiarazioni anti-musulmane in Uttar Pradesh.
Il BJP punta sulla crescita economica, promettendo maggiori investimenti stranieri, prosperità nelle aree rurali e una spinta alle privatizzazioni sulle grandi opere. Rajnath Singh e i suoi si preparano a dar battaglia al centro sinistra alle imminenti votazioni. Tra 16 giorni l’apertura delle urne.
Per il Congress Party le cose si complicano. I comunisti indiani voltano le spalle al Congresso, creando un fronte indipendente di sinistra. Brutte notizie anche in Tamil Nadu, dove il PMK lascia la coalizione dell’UPA (guidata dal Congresso) e si allea con l’AIADMK andando a rafforzare il Third Front comunista.
Mancano tre settimane all’apertura delle urne per le elezioni generali in India. In attesa che 714 milioni di votanti facciano la loro scelta, il presidente del Congresso, Sonia Gandhi, è interventua per (ri)presentare il manifesto elettorale del principale partito indiano. Maggiore sicurezza e crescita economica sono i punti cardine di una campagna ormai vicina alla conclusione, che vede come candidato alla guida del governo indiano l’inossidabile Manmohan Singh, 78enne premier uscente. L’aggiornamento su Indika.
Tra poche settimane gli indiani votano. La campagna elettorale si avvia alla conclusione, ma tra i partiti in corsa è un continuo cambiamento. Fratture nel BJP, l’allontanamento del BJD dalla destra nazionale, mentre i comunisti rafforzano il Terzo Fronte lasciando il Congresso per strada. L’aggiornamento su Indika.
Scossone politico in Orissa ad un mese dalle elezioni generali. I nazionalisti hindu del BJP perdono l’appoggio del partito regionale di maggioranza BJD, indebolendo la propria posizione. Per questo, la vittoria annunciata della destra hindu a Bhubaneswar non è più scontata, e tra i due contendenti (BJP e Congresso), si insinua il ‘Terzo Fronte’, quello dei comunisti cui è approdato il BJD. Un cambiamento radicale, che preannuncia un’evoluzione anche per decine di migliaia di profughi cristiani fuggiti alle violenze dell’agosto 2008, ancora ospiti nei campi profughi. L’analisi.
Il Bjp si accorda con l’Agp nel tentativo di contrastare il partito del Congresso alle elezioni generali. Per la destra indiana le cose non vanno affatto bene, e salvo stravolgimenti dell’ultima ora il Congresso confermerà la propria posizione alla guida della democrazia indiana. Alcuni spunti..
Minacciate le scuole cristiane e musulmane del Madhya Pradesh. L’accusa, lanciata dal Akhil Bharatiya Vidyarthi Parishad, partito nazionalista hindu, è di non dare spazio sufficiente ad occasioni di rafforzamento dell’identità indiana tra i giovani. L’ennesimo atto di una campagna elettorale mai come ora difficile per BJP e gli altri.
Il partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party, ha chiuso ieri la convention di Nagpur, in Maharastra. Nel corso della 2 giorni, che ha riunito attorno almeno 8000 dirigenti provenienti da tutta l’India, sono stati ribaditi i capisaldi della campagna elettorale, lanciando una provocazione inattesa. Il presidente Rajnath Singh ha promesso che in caso di vittoria, sarà costruito il tempio di Ram nella città natale di Ayodhya. E’ qui che negli anni ’80 e ’90 ci furono gravissimi scontri tra fondamentalisti hindu e musulmani, costati in tutto 3000 vittime, a causa della contesa pendente sul presunto luogo di nascita del dio Ram, coincidente con l’area di una moschea del XVI secolo. Ora, si teme che le parole di Rajnath Singh possano riaccendere l’odio mai sopito tra i contendenti delle due religioni, causando nuovi scontri. L’analisi.
In india 2 donne su 3 partoriscono ancora in casa. Nelle aree rurali e più povere le strutture ospedaliere sono scarse e affidate a personale impreparato. L’Unicef denuncia un elevatissimo tasso di mortalità per parto, circa 450 casi su 100 mila ogni anno! Ad essere interessate dal problema sono soprattutto spose giovani e giovanissime, di età compresa tra i 15 e i 19 anni, povere e malnutrite. Un gap immenso per l’India del miracolo economico, la cui soluzione sembra quanto mai lontana, soprattutto per la mancanza di una distribuzione capillare dei servizi.
Scontro a fuoco tra forze di sicurezza indiane e due presunti terroristi pakistani. E’ accaduto alla periferia di New Delhi alla vigilia della Festa della Repubblica. Nell’auto dei due uomini, rimasti uccisi, trovate armi ed esplosivo. Si teme fosse stato organizzato un attentato per il giorno della commemorazione. I dettagli su Indika.
A pochi mesi dalle elezioni generali, il premier uscente Manmohan Singh potrebbe cedere la guida del Congress Pary al giovane Rahul Gandhi. Colpa del peggioramento delle condizioni fisiche di Singh, che domani subirà un bypass coronarico in una clinica di New Delhi, cui seguiranno 3 settimane di degenza. Nel frattempo prosegue la campagna elettorale. Tra i temi centrali l’economia, l’emergenza terrorismo e le crescenti tensioni con il Pakistan.
Il partito del Congresso esce vittorioso in 3 stati del nord, mentre il Bharatiya Janata Party se ne aggiudica 2 al centro. La partita per le elezioni generali di aprile resta aperta, ma i risultati di questi giorni sembrano svelare un destino segnato.
Intanto proseguono i contatti tra Delhi e Islamabad sul versante terrorismo, ma il Governo Zardari respinge nuovamente le richieste di estradizione dei presunti responsabili degli attentati di Mumbai, dichiarando di volersi muovere da solo. Catturato in un raid in Kashmir una delle menti del Lashkar-e-Toiba.
Quanto accaduto il 26 Novembre a Mumbai ha segnato un momento di svolta importante negli equilibri del Subcontinente Indiano. L’India subisce il colpo e finisce al tappeto, innescando una grave crisi di immagine per il Governo Singh e il partito del Congresso, costretti ora a recuperare sull’opposizione in vista delle prossime elezioni nazionali. Il Pakistan respinge le accuse di responsabilità, rendendosi pronto a collaborre, intanto gli Usa giustificano il “diritto a difendersi” di New Delhi, colpita da quello che viene visto come il nuovo 11 Settembre. Lo scenario si complica, ecco una chiave di lettura…
A seguito degli attentati di Mumbai, l’allerta si è estesa anche al resto dell’India, a partire dalle più importanti città. Monica era a Bhopal, dove giovedì i cittadini sono andati al voto. Racconta di misure di sicurezza intensificate, anche se l’ordine pubblico sembra sotto controllo, diversamente dal morale degli indiani, ormai esasperati dall’ennesimo attentato. Tensione anche a Varanasi, dove la popolazione chiede a gran voce un’azione del Governo nei confronti del Pakistan.