Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui:
Informativa sui cookie
Mi chiedo come Israele possa definirsi civile e democratico, se per stanare e uccidere un suo nemico nascosto in un edificio popolato, il suo esercito non esita un attimo ad abbatterlo seppellendoci sotto decine di innocenti. Rifletteteci un attimo, sarebbe come se l’esercito italiano per catturare un pericoloso boss mafioso, iniziasse a bombardare pesantemente il centro di Palermo.
L’esercito israeliano sta mettendo a ferro e fuoco la striscia di Gaza. Sono centinaia le vittime, in maggioranza tra i palestinesi, tra i quali molti civili, vecchi, donne e bambini. Le ragioni del massacro architettato da Tel Aviv sotto il nome di operazione Piombo Fuso, sono l’eliminazione della struttura di Hammas nella Striscia, e la fine dei lanci missilistici da parte dei miliziani palestinesi in Negev. Per quanto Israele stia tentando di spacciare l’attacco come un’azione militare difensiva, la sproporzione del numero delle vittime e dell’arsenale bellico in campo, sta svelando i tratti dell’ennesima strage in territorio palestinese, chiudendo per giunta ogni spiraglio per una futura pace. Fino ad ora noi di Indika ci siamo occupati di Asia, tuttavia nell’autunno del 2007 eravamo proprio in Palestina come osservatori internazionali, in città quali Nablus, Hebron, Ramallah e Gerusalemme. Da quel viaggio abbiamo portato a casa racconti, sensazioni e immagini, che oggi riproponimo.