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Lancio un post al volo per un arrivederci a tutti. Parto per il Kashmir! Aspetto da anni questo momento, e non nascondo una certa emozione, mista alla giusta dose di adrenalina. Nel corso delle prossime viaggerò lungo il confine Indo-Pakistano, osservando con gli occhi di sempre come vive la gente in questa vibrante striscia di territorio nel cuore dell’Asia Meridionale. Novità del viaggio, si unirà anche Maurizio, responsabile tecnico di Indika, e mio fratello, che tra poche ore si godrà per la prima volta in assoluto i 41 gradi di Delhi. Buona ‘prima’ India a lui quindi! E un invito a farvi ‘sentire’ a voi tutti che leggete.
Continuano le proteste nel nordovest del Kashmir e le Forze di Sicurezza impongono il coprifuoco. Ucciso un ventenne negli scontri, molti i feriti. I rivoltosi accusano l’esercito di aver molestato una donna nella città di Baramulla.
A sette mesi dai terribili attentati di Mumbai, ieri in Russia è ripreso il dialogo bilaterale tra India e Pakistan. E’ quanto emerso dai 20 minuti di colloquio tra il premier indiano Singh e il presidente pakistano Zardari, anche se le novità non mancano. Innanzi tutto, i progressi compiuti tra i due paesi dal 2004 a novembre 2008 sono andati perduti, e ora si riparte da zero, “traendo insegnamento” dall’esperienza di Mumbai e Kabul. Singh è disposto alla riapertura, ma prima Islamabad deve portare risultati concreti nella lotta al terrorismo isalmico. L’aggiornamento
Il premier indiano Singh incontra il presidente pakistano Zardari a Yekatarinburg, in Russia. Si tratta del primo incontro ufficiale di alto livello dagli attentati dello scorso novembre a Mumbai. Attesi segnali di apertura, ma non mancheranno i nodi (di sempre) da sciogliere: maggiore impegno nella lotta agli estremisti islamici per il Pakistan; più flessibilità sulla questione Kashmir da parte di New Delhi. Ecco l’aggiornamento e una breve analisi.
Continuiamo a seguire i fatti dell’Iran attraverso l’occhio di Vanna Vannuccini di Repubblica. Nella capitale Teheran continuano gli scontri tra i giovani che sostengono Moussavi, e i basiji, le milizie sguinzagliate per le strade con l’ordine di sedare i focolai di protesta. Innumerevoli gli arresti, spesso indiscriminati, testimoniati dalla gente. Ci sarebbe anche un vittima. L’aggiornamento tratto da Repubblica di oggi.
Al via le elezioni in Iran. Il discusso leader Ahmadinejad insegue il secondo mandato, ma deve fare i conti con la voglia di cambiamento dei giovani iraniani. Quali le alternative alla politica radicale? Ecco l’interessante servizio dell’inviato del Corriere della Sera Andrea Nicastro.
La CIA è certa che Osama Bin Laden sia nascosto in Pakistan. Lo ha annunciato il direttore Leon Panetta, auspicando un impegno congiunto delle forze armate pakistane con gli Stati Uniti per catturarlo. Il Pakistan è a tutti gli effetti il nuovo palcoscenico della lotta al terrorismo.
Il premier Manmohan Singh smorza le tensioni con il Pakistan, promettendo un riavvicinamento e la riapertura del dialogo di pace. Chiede però “maggiore impegno” nella lotta al terrorismo. La posizione ‘forte’ conquistata da Singh e i suoi con la sonora vittoria alle elezioni, permette di lavorare a nuove strategie nei confronti di Islamabad, senza il pericolo di ricevere accuse per le “posizioni deboli” verso il rivale di sempre. Il Kashmir resta un’icongnita.
Arresto di lusso tra le fila del Lashkar-e-Toiba. La squadra speciale della polizia di Delhi ha messo in manette Mohammad Umer Madani, uomo chiave dell’organizzazione terroristica pakistana, incaricato di assoldare nuove reclute nelle metropoli indiane, per poi indirizzarle nei campi di addestramento in Pakistan per preparale all’esecuzione di nuovi attentati terroristici in India. Si tratta di un grande successo per le autorità indiane, che rivela tuttavia la crescente minaccia di nuove azioni suicide in India. Non ci sarà pace tra India e Pakistan fino a quando la questione Kashmir non giungerà ad una svolta.
“Change, yes we can”. Era questo lo slogan usato da Barack Obama nel corso della sua lunga campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti. Cambiamento? Si ma dove e come?!? Riprendersi dalla crisi? Riportare ricchezza e prosperità? Creare nuovi posti di lavoro? Certo, di tutto un pò. Ma il vero cambiamento dell’era Obama potrebbe essere iniziato ieri, con l’intervento del presidente americano all’università di El Cairo, parlando apertamente a favore di un riavvicinamento tra le due metà di un mondo mai come ora lontane: occidente e paesi islamici. Leggendo Repubblica di oggi, ho trovato un intervento interessante di Bernardo Valli, inviato speciale del noto quotidiano italiano nonchè esperto di politica internazionale. A voi la lettura.
L’offensiva dell’esercito pakistano contro i Taliban in Swat procede con successo. Almeno questo è il messaggio lanciato da Islamabad e rimbalzato sui media internazionali nelle ultime ore. I dubbi però restano, dovuti in particolare ai legami delle Forze Armate pakistane con i Taliban, necessari per preservare l’instabilità su cui crescono gli interessi dei vertici militari, divenuti negli anni gli uomini più potenti e ricchi del Paese. Ecco un punto di vista nuovo da cui leggere quanto sta accadendo tra India e Afghanistan, a dimostrazione di come Washington stessa non voglia risolvere la questione terrorismo, fingendo di non sapere!
E’ emergenza profughi in Swat, nel Nordovest del Pakistan, dove dal 5 maggio prosegue l’offensiva dei servizi di sicurezza di Islamabad contro i Talebani. Secondo le fonti Onu, gli sfollati sono almeno due milioni, costretti a fuggire dai raid aerei e dai colpi di artiglieria che in queste settimane hanno gettato nel caos questa remota area al confine con l’Afghanistan. E’ qui che gli Stati Uniti stanno portando avanti la loro guerra al terrorismo, ma da Washington giungono segnali di sfiducia verso il governo pakistano, tacciato di scarsa collaborazione e, soprattutto, di destinare i miliardi di dollari Usa alla proliferazione nucleare piuttosto che al finanziamento delle truppe schierate contro i Talebani.
Le sconvolgenti rivelazioni dei soldati israeliani reduci dall’incursione nella Striscia di Gaza. Racconti duri, pesanti come macigni, capaci creare molto imbarazzo ai vertici delle forze armate. Un articolo da leggere e sul quale meditare, tratto da Repubblica di oggi.
Esce in questi giorni il libro-reportage di Vittorio Arrigoni intitolato Gaza, Restiamo Umani. Tre settimane di bombardamenti e violenze vissute in presa diretta dal volontario italiano, raccontate nell’edizione di Manifestolibri. Pubblichiamo oggi in anteprima la copertina, con la lettera inviata da Gaza dall’autore.
Il partito di destra israeliano del primo ministro designato Benyamin Netanyahu, ha concluso nelle ultime ore un accordo di coalizione con Israel Beitenu, la formazione della destra radicale guidata da Avigdor Lieberman. L’aggiornamento da Gerusalemme
Per settimane, abbiamo cercato nei giornali e in rete testimonianze di quando stesse accadendo a Gaza nei giorni dell’offensiva israeliana. Ne sono uscite notizie ed immagini di ogni tipo, spesso cruente, ma una guerra non può essere altrimenti! Ieri ho ricevuto un video da Grazia Careccia di Al-Haq, Ramallah. Bastano 8 minuti per vedere e cercare di capire qualcosa in più sul conflitto chiave del Medioriente. Si tratta di una testimonianza forte, ma rispettosa delle vittime di entrambe le parti.
In Israele continua l’impasse seguita alle elezioni generali. Entrambi i partiti, Likud e Kadima si ritengono vincitori, per questo è in corso un’intensa attività di mediazione per arrivare alla costituzione di un governo. Trapela un’indiscrezione, la Livini non accetta di prendere parte ad un governo guidato da Netanyahu. Un aggiornamento da Repubblica di oggi
Gli Israeliani sempre più vicini alla destra radicale. Dopo le elezioni di questi giorni, il quadro è incerto e il governo uscente probabilmente dovrà scendere a patti con l’opposizione. Proponiamo un aggiornamento tratto da Repubblica.
Il progetto IPI, il gasdotto che dovrebbe collegare Iran Pakistan e India, rischia di slittare ancora per l’incertezza di New Delhi. Teheran lancia un ultimatum al governo indiano: “prendete una decisione o ci accorderemo con il Pakistan”.
Un reportage crudo, vissuto da dentro la Striscia, nel quale si coglie al meglio il carattere e il senso della resistenza palestinese. Consigliato da Grazia Careccia di Al-Haq, Ramallah: “I 60 anni di oppressione devono essere la necessaria cornice in cui le vicende di questo fazzoletto di terra, la striscia di Gaza e circa 45 Km per 10Km con un milione e mezzo di abitanti per la maggior parte rifugiati, vengono interpretate e presentate”.