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Pubblichiamo oggi un pezzo scritto per il Manifesto sulle condizioni di lavoro a Izmir, in Turchia. La testimonianza di Yacin Yanik, 56enne sindacalista del comparto tessile, descrive la complessità del mondo del lavoro per i turchi e come la situazione sia peggiorata con l’inasprirsi della crisi in Siria, e con l’arrivo di decine di migliaia di rifugiati
Grecia, isola di Samos. “Siamo esseri umani ma ci trattano come animali. Questa è una prigione, aiutateci!”. È il messaggio lanciato da un gruppo di pachistani, afgani e migranti del Bangladesh reclusi da sabato nel Blamari camp dell’isola di Samos, ad un miglio marino dalla costa turca. Quello che fino alla scorsa settimana era un centro di accoglienza cui si poteva accedere liberamente, è stato trasformato in hotspot a seguito dell’accordo tra UE e Turchia. Reportage di E. Confortin
Reportage dal campo di Idomeni. Di Emanuele Confortin. Tratto da Il Manifesto, 19 marzo 2016. Qui, al confine tra Grecia e Macedonia, le cose non possono che peggiorare, malgrado un peggio a quanto si vede nella tendopoli sia difficile da immaginare. Non è solo una questione di alloggi degradati, di condizioni sanitarie insufficienti, o di carenza di cibo e acqua. Per riuscire a sopportare un luogo simile bisogna saper convivere con il dolore, la frustrazione e scendere a compromessi con la propria dignità.
Per conoscere e capire meglio il dramma dei rifugiati in fuga verso l’Europa. Il 18 febbraio a Castello di Godego, ‘Invertiamo la Marcia’ e ripercorriamo la Via dei Balcani, dal confine con la Siria per giungere all’area Schengen o a quanto ne rimane.
La ‘sveglia’ è stata sbattuta in faccia a tutti noi da centinaia di migliaia di vittime arrivate lungo il Balcani, tracciando una scia nel fango che sicuramente rimarrà impressa nella storia del nostro tempo. … c’è l’ingegnere di Damasco che ha lasciato moglie e quattro figli in Turchia per cercare lavoro in Olanda.. ci sono i tre giovani afgani arrivati a piedi dopo una fuga durata due mesi.. c’è Muhammad che sognava di fare il calciatore e ora punta ad un lavoro in Germania, per poi portare in salvo la madre e il padre.
Da Area, quindicinale svizzero di critica sociale. A conclusione del dossier migranti pubblicato nell’ultima edizione di Area, proponiamo oggi la seconda e ultima parte del lavoro. Si tratta di un approfondimento volto a dimensionare il problema delle migrazioni forzate nel mondo, incrociando le informazioni raccolte sul campo ai dati pubblicati da UNHCR. Quanto emerge è […]
Il reportage che pubblichiamo oggi fa parte del dossier Il Benvenuto dell’Europa pubblicato da Area, bisettimanale svizzero di critica sociale. Il pezzo ripercorre parte del lavoro da me svolto lungo la Via del Mediterraneo Orientale, o Via dei Balcani, in particolare a Preševo, in Serbia. Nei prossimi giorni, seguirà la pubblicazione di un approfondimento integrativo con i ‘numeri’ dell’emergenza rifugiati, anche in questo caso tratto dal dossier di Area.
Balcani 27 Ottobre 2015. Tratto dal quotidiano indipendente L’Indro, un mio approfondimento sull’evoluzione della crisi migranti lungo la Via del Mediterraneo orientale. Nell’analisi sono affrontati temi quali la chiusura dei confini di Bulgaria, Slovenia e Croazia; i numeri dell’inarrestabile flusso di profughi verso l’Europa; focus Siria, la ‘fabbrica di profughi’ e l’incontro a Mosca tra Vladimir […]
Rilanciamo oggi un mio servizio pubblicata dalla Rivista il Mulino sull’emergenza profughi. Nel pezzo si fa riferimento alla difficile situazione vissuta dalle migliaia di persone in fuga da conflitti e persecuzioni lungo la Via dei Balcani, da me incontrate nelle scorse settimane. L’Europa è l’ultima meta di tantissimi ‘viaggi della speranza’ la cui portata rischia di aumentare radicalmente nei prossimi mesi, come conseguenza dell’intervento militare russo a sostegno del dittatore siriano Assad.
A Presevo, in Serbia la situazione e’ drammatica, non mi e’ mai capitato di vedere un tale livello di degrado. Migliaia di profughi arrancano nel fango e nei rifiuti, senza cibo o acqua. Dormono per terra in mezzo alla sporcizia, sotto la pioggia battente, o si addormentano in ginocchio rimanendo in colonna per non perdere il posto in vista del passaggio all’interno del campo dove riceveranno il pass con cui procedere verso il confine croato.
Sono appena rientrato dal confine tra Grecia e Macedonia. Ho avuto modo di incontrare i profughi su entrambi i lati della frontiera. Non mi aspettavo una situazione del genere, migliaia di uomini, donne e bambini in fuga. Ho incontrato gli operatori della Croce Rossa.. la capacita’ di assistenza e’ al limite, ma tengono duro.
Sono quasi 60 milioni le persone che nel 2014 erano costrette a vivere lontano da casa per fuggire a guerre, violenze e persecuzioni. Siria e Afghanistan i principali ‘produttori’ di profughi, con la Turchia al primo posto per numero di campi di raccolta, seguita da Pakistan e Iran. I dati di un’emergenza ad oggi senza soluzione.
Assam e Nordest soffocati dai flussi di immigrati clandestini dal Bangladesh. Per risolvere la situazione servono uomini, mezzi e politiche apposite. La redistribuzione di milioni di profughi è la chiave di volta
Migliaia di profughi si stanno ammassando al campo di Jajluzai, nei pressi di Peshwar, in fuga dai combattimenti in corso tra esercito e militanti nella Kyber Agency. Li ho incontrati tra le tende, e in fila per la registrazione, ecco il quadro.
L’esistenza di Bruce Wannell è stata un viaggio oltre i confini, attraverso spazi, lingue, discipline e culture. Un’esperienza umana e umanistica unica: un’avventura di straordinaria e forse irripetibile portata.
Mentre in estate sbarcavano migliaia di migranti destinati all’esilio forzato sulle isole, nello stesso periodo la Grecia continentale si alleggeriva di buona parte dei 20.329 richiedenti asilo inclusi nel programma di relocation obbligatorio, approvato dal Consiglio dell’Unione e conclusosi il 27 settembre scorso. I posti quindi ci sarebbero. Basterebbe trasferire qualche migliaio di persone per dare respiro alle isole
Secondo l’Onu al 31 dicembre 2016 i rifugiati veri e propri erano 22,5 milioni, i quali, è bene precisarlo sin d’ora per rassicurare chi teme invasioni di disperati in Europa, sono ospitati quasi per intero (84%, pari a 14.5 milioni di persone) nei Paesi in via di sviluppo. Ben 40,3 milioni sono profughi interni, mentre i richiedenti asilo sono in tutto 2,8 milioni. Il 53% sul totale dei rifugiati è composto da minorenni, mentre il 49% sono donne
22 marzo 2017, ore 17.00. Secondo appuntamento sulle migrazioni all’interno della rassegna “Dentro l’esodo, conoscere le migrazioni”. L’evento è aperto a tutti. Ingresso libero. La mostra fotografica resterà aperta fino al 9 aprile.
Infine ci sono le acque del Mediterraneo e i gommoni che continuano a partire dalla costa libica. Poco importano le condizioni del mare, o i venti gelidi. Il mercato è colmo di disperati pronti a rischiare tutto nella corsa verso il Canale di Sicilia. Chi è fortunato o abbastanza forte arriva sano e salvo, gli altri soccombono. È il caso di due donne morte nei giorni scorsi, divenute le prime vittime di ipotermia della stagione. A largo della Libia però si muore soprattutto per annegamento: mare mosso e barche sovraccariche sono un’equazione infallibile. C’è poi l’avvelenamento, di cui poco si parla sebbene in molti perdano la vita a causa dell’inalazione dei gas di scarico delle barche, o per gli effetti dell’immersione prolungata in una soluzione di acqua e benzina. Ciò nonostante fine anno è vicina, e con questa il momento di tirare le somme. A breve saremo inondati da bilanci, analisi e statistiche. Per quanto ci riguarda in materia di migranti il responso è chiaro, lo riassume una parola soltanto: fallimento.
La crisi dei migranti sembra in procinto di uscire dalla lunga fase di emergenza, pertanto, mentre si dirada il polverone provocato dalle scosse migratorie, emergono le macerie di un’Europa sempre più imbarazzata di fronte alla propria debolezza. Propongo oggi un pezzo scritto per EAST online, in cui tento di presentare lo stato dell’arte in tema migranti.